IL RESPIRO

Tecniche per lo sviluppo del Potere Mentale - Parte 1 - Il Respiro 
di Maurizio Armanetti

Una delle più potenti vie per acquisire potere mentale è senza dubbio il respiro.  

 

Il respiro va saputo gestire e l'energia prodotta va correttamente incanalata e controllata se volgiamo avere dalle pratiche tutto i massimi benefici senza effetti collaterali. 

Per questo quando aumentiamo il nostro potere, quindi la nostra energia, dobbiamo parimenti aumentare la capacità dei nostri circuiti energetici; deve essere tutto correttamente dimensionato. È un po’ come quando si inizia a correre, prima si cammina, poi si fanno piccole corsette e quando l’apparato cardiocircolatorio e muscolare è pronto si possono fare anche lunghe corse... Il nostro corpo energetico risponde agli stessi principi: allenamento progressivo, graduale e costante... e utilizzando la massima consapevolezza possibile. 

Poche pratiche eseguite costantemente con il concetto di arte, intendendo con “arte” un perfezionamento costante e continuo delle tecniche ci renderanno ricchi, perché è l’energia la nostra ricchezza più grande; non sono né i soldi né il potere materiale, ma è la purezza energetica interiore a farci davvero realizzare e a permetterci di essere vincenti.

Tecniche di Respiro

Il respiro è vita, allora impariamo a respirare!

La maggioranza di noi respira sì, ma respira male, alcuni malissimo e la nostra vita, la nostra salute, la nostra felicità ne risentono

Per accorgerci di respirare male bisogna sperimentarlo portando prima l’attenzione e poi la consapevolezza verso il nostro respiro. Proviamo a percepire il nostro respiro senza modificarlo, ma solo osservandolo. C’è chi respira in prevalenza con la parte alta o mediana o bassa, ma solo pochi di noi hanno una respirazione completa. Perché succede questo se il respiro è spontaneo? Perché esso è strettamente correlato allo stile di vita, alle emozioni, al nostro vissuto. Se noi siamo quello che mangiamo, siamo anche quello che respiriamo perché il respiro è cibo, il respiro è vita.

Perciò è importante che quando noi eseguiamo delle pratiche di respiro l’ambiente sia favorevole al rilassamento e alla pace, ma non solo: quando eseguiamo le nostre pratiche è importante respirare bene e per farlo occorre un ambiente almeno non malsano.

Quando in casa laviamo in terra, togliamo la polvere, “profumiamo” l’ambiente (importantissimo), creiamo i presupposti perché il respiro ci porti dell’ottimo cibo per la mente e per il corpo. È un cibo che non si digerisce con lo stomaco, l’aria veicola energia pura che il nostro corpo immagazzina direttamente. Vicino a un fiume, al mare, in montagna, potremmo dire che buona aria! 

L’aria più importante resta comunque quella che si inala più spesso, quella nelle nostre case (e noi possiamo direttamente modificarla, migliorarla).

Esiste, inoltre, un altro aspetto, altrettanto fondamentale:
anche i nostri pensieri possono avere un ruolo importante nei confronti della qualità dell’aria che percepiamo; possono infatti renderla tetra o luminosa a seconda delle circostanze

Provate a immaginare di entrare in una stanza chiusa, con le finestre sbarrate in cui due persone molto agitate stanno litigando. Se anche solo ipotizzate di trovarvi in quella precisa situazione pensate: “Che atmosfera cupa, che aria pesante c’è in quel locale, così pesante che la si può tagliare con un coltello!”

Ma se esiste l’aria pesante deve esistere anche l’aria leggera, frizzante... allora impariamo a percepirla, a respirarla, a riconoscerla. Ma soprattutto impariamo a generarla intorno a noi, creando un ambiente casalingo sano, luminoso, pregno di pensieri positivi.

In casa nostra, nella nostra dimora, sia essa ricca come quella dei nobili di un tempo, oppure povera ma romantica e sana, ci deve essere magia. Non dobbiamo aspettare le vacanze per vivere in armonia con noi stessi e la natura; l’ambiente per ognuno di noi, più romantico, più magico, pregno di noi, dei nostri cari è qui, è adesso, è la nostra casa.

 

Occupiamoci quindi delle tecniche energetiche per raggiungere l’armonia.

Cominciamo prendendoci un po’ di tempo per noi stessi: la sera, magari dopo una giornata di lavoro, o al mattino presto, stendiamoci in un luogo apposito che ci siamo scelti e che teniamo profumato e pulito. 

 

Poniamo una mano sul petto e una sulla pancia e, all'inizio, osserviamo il nostro respiro senza modificarlo.

Poi proseguiamo con leggerezza, senza sforzo, a renderlo più profondo (tramite la volontà e la consapevolezza), impariamo a espellere tutta l’aria vecchia e facciamo così posto a un abbondante flusso di aria nuova.

Ci accorgeremo di respirare sempre meglio, di rilassarci in modo nuovo e presto anche intorno a noi l’atmosfera sarà migliore.

Con il tempo gli amici che ci verranno a trovare diranno: “Cos'hai fatto? C’è un’aria nuova in casa e tu sembri più magro, ringiovanito!”

Ma questo è solo l’inizio, ora ci prepariamo a eseguire le tecniche di potenziamento che lo yoga chiama Kapalbhati e Bhastrika.

Premetto che alcune tecniche da me inventate quasi trent'anni fa, si eseguono più facilmente dopo o durante la seduta di Pranayama, di respirazione. 

Si consiglia, per un più sicuro e corretto apprendimento di tutte le pratiche di respiro e le tecniche yoga, qualche seduta con un insegnante yoga. 

 

Kapalabhati, il cranio lucente

Kapalbhati – la prima volta sarebbe consigliabile eseguire sotto una guida esperta – ve la spiegherò non solo com'è descritta nei testi, ma cercando di trasmettervi trentanni d’esperienza, trentanni di applicazione di queste pratiche con variazioni e affinamenti per sviluppare, potenziare e controllare l’energia mentale. 

Questa pratica (più leggera di Bhastrika che vedremo più avanti) si esegue mettendo l’enfasi sull'espirazione e lasciando l’ispirazione spontanea, non forzata ma comunque rapida.

Se espiriamo con un misurato vigore, rilasciando spontaneamente la contrazione dell’espirazione forzata, i muscoli in modo naturale immettono (attraverso l’ispirazione) aria nuova dentro di noi.

 

Questa respirazione è veloce, le raffiche di espirazione e di ispirazione si susseguono con un certo ritmo; un ritmo che può essere più rapido o più lento, con un respiro più profondo o più leggero.  

Nell'espirazione forzata di Kapalbhati, l’addome, come è logico, rientra spontaneamente e leggermente in dentro, senza forzatura. 
La nostra azione volontaria è sul naso che espira, all'inizio però fate molta attenzione all'addome perché molte persone (sbagliando) mandano l’addome in fuori durante l’espirazione. Dunque, quando si espira l’addome deve andare in dentro. Nell'ispirazione l’addome si rilassa e si distende lasciando entrare l’aria. Però attenzione, in questa pratica non si forzano i muscoli per far rientrare l’addome, è il diaframma che lavora come uno stantuffo. Comunque, prima di iniziare la pratica il vostro cervello deve registrare dei dati, un modus operandi corretto.

Posizione per eseguire correttamente il Kapalbhati: 

seduti su un piccolo cuscino posto sopra un tappeto, ci disponiamo a gambe incrociate trovando una posizione comoda che perfezioneremo con il tempo. La schiena deve essere eretta ma non contratta, non ci devono essere mai né contrazioni né tensioni errate durante le tecniche energetiche! Si deve tenere una posizione rilassata ma tonica. Meglio iniziare rilassati con una posizione non perfetta piuttosto che partire contratti: durante la pratica, infatti, in conseguenza del nostro ordine mentale il corpo raggiungerà lentamente e senza sforzo la posizione corretta da assumere.

Prendiamo coscienza della stanza dove siamo (se è aerata, profumata, in ordine) perché potremmo essere disturbati da un luogo non consono alla nostra idea di pace e relax. Prima di iniziare la tecnica di respiro memorizziamo nel nostro cervello (biocomputer) l’immagine sorridente di noi stessi: dobbiamo cercare di essere positivi per tutta la pratica e per il periodo successivo, almeno finché l’energia generata con la tecnica eseguita non avrà smesso di lavorare dentro di noi. La condizione del nostro corpo durante l’esercizio è di rilassamento tonico: solo la muscolatura necessaria alla pratica deve risultare in funzione, il resto del corpo è completamente rilassato.

Durante tutta la pratica è fondamentale controllare il grado di rilassamento e il sorriso. L’uomo spesso pensa di essere rilassato, ma solo facendo questo tipo di esercizi può comprendere il significato delle parole relax e pace interiore.

Seduti sul cuscino, in una stanza leggermente profumata (il troppo profumo può infastidire) e pulita, rilassati e sorridenti (se vogliamo con un leggero sottofondo musicale di sitar o di musica rilassante) finalmente siamo pronti: iniziamo.

A occhi chiusi o semiaperti respiriamo dolcemente e profondamente, poi come se ci soffiassimo energicamente (ma non troppo) attraverso il naso facciamo una sonora espirazione rapida e osserviamo come il nostro addome si svuota e poi automaticamente si riempie.

La respirazione (espirazione/ispirazione) avviene unicamente attraverso il naso.

Ora eseguiamo tre espirazioni forzate, poi cinque, poi dieci.

Ora abbiamo memorizzato che il diaframma si contrae con vigore ed espelle in un tempo rapido l’aria che era nei nostri polmoni.

Ora eseguiamo dieci raffiche di Kapalbhati, non come se ci soffiassimo energicamente il naso, ma in modo leggero e più veloce.

Impariamo da subito a capire che esistono vari modi di esecuzione della pratica e che ognuno di questi comporta effetti diversi che, con il passare del tempo, ci saranno chiari (all'inizio probabilmente faremo fatica a distinguerli).

Con Kapalbhati (che letteralmente significa “cranio lucente”) mettiamo in pratica una favolosa tecnica di purificazione, prepariamo infatti il nostro organismo e la nostra mente alle altre pratiche energetiche.

Le raffiche da eseguire quando saremo più avanzati si determinano in base alle nostre capacità del momento (27, 54, 108) da eseguirsi per un minimo di tre volte, con una pausa meditativa tra le varie serie. 

 

La pausa: l'importanza del recupero nel Kapalabhati

Durante la pratica Kapalbhati, respirando veloci, produciamo un'iperossigenazione. Durante la pausa tra le varie esecuzioni il livello di ossigeno e CO2 si riequilibra tornando alla normalità; in questa fase dobbiamo concentrare l’energia pranica che il respiro ha veicolato dentro di noi.

Quando saremo più esperti la pausa diverrà “ritenzione del respiro” ed eseguiremo delle “banda” (chiusure utili nel controllare l’energia generata dalla pratica). Per ora semplicemente restiamo osservatori, vediamo che il respiro si sospende per alcuni istanti, lasciamo che avvenga la naturale sospensione del respiro.
Quando ciò accade spontaneamente, senza forzarlo, restiamo semplicemente rilassati, sorridenti e osserviamo le reazioni del nostro corpo.

In una variazione più avanzata della tecnica descritta, in alcuni testi viene consigliato di porre il dito medio al centro delle sopracciglia, il pollice a lato della narice destra e l’anulare alla narice sinistra. Questa forma di respirazione è alternata: il pollice e l’anulare chiudono alternativamente la narice destra e la sinistra durante le raffiche. Da ogni narice facciamo un’espirazione e un’ispirazione, poi la chiudiamo e passiamo velocemente all'altra narice. Anche in questo caso le variazioni sui ritmi e l’intensità corrispondono tanto per fare un esempio ad ascoltare musica rock, soul, classica. Ricordiamoci che quello che facciamo è “arte”, in questo caso arte del respiro. 

Kapalabhati per esperti

Una volta raggiunta la padronanza della tecnica, allunghiamo il tempo della pratica finché sentiremo avvenire delle modificazioni energetiche dentro il nostro organismo. Durante la seduta per “avanzati” possiamo portare la nostra consapevolezza ai vari punti vitali del nostro organismo. In Oriente questi particolari punti vengono chiamati chakra ed è lì che noi dobbiamo incanalare l’energia sviluppata con la respirazione di Kapalbhati.

 

Vi consiglio inizialmente di portare l’energia ai due punti più bassi dell’addome, collegati all'energia sessuale, per un motivo di sicurezza che vi spiego. Quando noi portiamo molta energia nei centri energetici del nostro organismo, potremmo non essere pronti a gestire le reazioni psico-energetiche che avvengono come conseguenza delle pratiche. Con l’energia sessuale abbiamo più dimestichezza ed essendo un piano con una componente più materiale (rispetto agli altri piani che potremmo definire di un’energia più esoterica) non corriamo rischi. Inoltre non penso vi dispiaccia aumentare di molto la percezione del piacere sessuale, rinnovare il vostro rapporto, portare l’unione sessuale a livelli più alti.
L’importante è non fermarsi solamente al piano sessuale: una volta ottenuta la padronanza delle nostre pulsioni sessuali è arrivato il momento di salire verso altri chakra.
Anche scegliendo questo comodo e piacevole sentiero (che potrà darvi forti sensazioni di amore e piacere) è meglio comunque non strafare, il cammino energetico richiede gradualità e armonia.

Altro aspetto importante: se non vogliamo portare l’energia sessuale sviluppata verso l’appagamento dei sensi, la possiamo utilizzare direttamente per i nostri scopi di lavoro. Dopo una prima fase di “appetito sessuale” l’energia trova altre strade che saremo noi a indicare.

Prima di iniziare Kapalbhati, portiamo la consapevolezza del respiro fino a un punto che si trova tra l’ano e i genitali, sentiamo questa piccola nocciolina (muladhara chakra) e in seguito anche il punto appena al di sopra dei genitali (svadhistana chakra) nel pube. Per alcuni ricercatori scientifici della sessualità maschile questa nocciolina rappresenterebbe il punto g nell'uomo.

Respirando attraverso Kapalbhati portiamo la nostra consapevolezza dapprima alle narici e al respiro e poi al muladhara (la nocciolina). Per esperimento possiamo anche immaginare ed eseguire una respirazione che ci ricorda il leggero ansimare dell’amplesso, il resto lo lascio alla vostra fantasia, ma ricordiamoci sempre l’attitudine al sorriso.
Qualsiasi piacere e qualsiasi appagamento derivano dalla consapevolezza, dalla capacità di ascoltare e di conoscere se stessi senza tabù, ma per la naturale essenza che ci ha creato. 

Bastrika, il mantice del fabbro

Diversamente da Kapalbhati, l’ispirazione e l’espirazione in Bhastrika sono entrambe forzate anche se è bene dare la nostra prima attenzione all'enfasi, all'ispirazione che inizia la pratica. Essendo più forte come tecnica Bhastrika va eseguita con cautela, iniziando in modo molto dolce e leggero. A maggior ragione questa pratica va eseguita la prima volta sotto la guida di un esperto. Come per Kapalbhati si può eseguire anche con la respirazione alternata, chiudendo di volta in volta con le dita una narice.

Bhastrika, che letteralmente signica “mantice del fabbro”, ci permette di immagazzinare molta energia nel nostro corpo, per questo va eseguita gradualmente senza strafare.

Se vogliamo ottenere ottimi risultati per la mente, il respiro deve essere una tecnica gentile, raffinata, compiuta con grande consapevolezza, diversamente otterremmo solo l’aumento delle nostre capacità subacquee.

Alle volte vediamo le persone che fanno yoga assumere posizioni molto difficili per un occidentale: vi farà piacere sapere che esse non sono per niente indispensabili, quel che serve è ben altro.

Avete mai visto un contorsionista del circo illuminato o spiritualmente evoluto? La posizione, senza l’ausilio della consapevolezza e del lavoro energetico, lavora quasi esclusivamente sul piano fisico.