IL BIOMAGNETISMO

Tecniche per lo sviluppo del Potere Mentale - Parte 2 - Il Biomagnetismo
di Maurizio Armanetti

Le forti reazioni del nostro corpo

Continuerò ora a descrivere il percorso che mi ha permesso di ottenere importanti risultati: lo chiameremo biomagnetica (vita magnetica).

Il magnetismo, o meglio ancora come vedremo in seguito, l’elettromagnetismo, è intorno e dentro di noi, sia nella forma conosciuta dalla scienza che nelle sue ancora sconosciute manifestazioni energetiche.

Ogni cultura ha trovato dei nomi per definire questa energia: prana, ki, energie sottili, energie orgoniche, ecc.

Prima di addentrarmi nella spiegazione delle mie tecniche è bene che vi racconti in breve la mia esperienza di oltre trent'anni fa.

In una notte che il sonno tardava ad arrivare, senza un motivo preciso e quasi per gioco cominciai a sentire l’aria, immaginando che ogni sua particella avesse una densità percettibile.

In quel momento ne ero ignaro, ma stava iniziando per me una straordinaria esperienza che durò all'incirca due anni.

È incredibile che, per un semplice passatempo (invece di contare le famose pecore), iniziai da quel giorno a eseguire spontaneamente vere e proprie tecniche energetiche che si rivelarono in seguito estremamente efficaci. Stavo applicando inconsapevolmente tecniche avanzate di yoga come se fossi diretto da un Maestro invisibile.

Inizialmente era un po’ difficile percepire qualcosa, le sensazioni erano molto vaghe, supino, con gli avambracci appoggiati ai lati del corpo e le palme delle mani l’una di fronte all'altra.

Mi concentrai, per quelle che divennero ore di esperienze insolite, sulle sensazioni derivanti dalle palme delle mani. Cominciai in quel momento a percepire il grande valore esperienziale del senso del tatto collegato a esperienze energetiche.

A un certo punto cominciai a eseguire spontaneamente dei movimenti estremamente rallentati, lentissimi, di avvicinamento delle palme, alternandoli con alcune pause e piccoli allontanamenti per poi arrivare quasi a farle toccare. Man mano diventava più difficile capire quanto fossero vicine, sembrava che si toccassero... Quando sono molto vicine, proprio prima di toccarsi – ecco, quello è il punto migliore per percepire l’energia – è bene allungare il più possibile questa fase.

Fu da quei momenti che iniziai a sentire un certo magnetismo.

Allungando le pause di avvicinamento, non sapevo più esattamente dove fossero le mani! Con il passare dei giorni cominciai a provare la sensazione di una palla di energia tra le mani, una palla di magnetismo (il magnetismo si avverte come fresco) o di calore e formicolio (elettricità).

Avvicinando le mani lentamente sentii al centro del- le palme due bolle magnetiche e da quel momento, avvicinandoli ancora di più, con estrema sorpresa le sentii così cariche di energia che, per semplicità di paragone, la potrei definire energia magnetica (in quanto era come tenere fra le dita due potenti magneti).

Tutti noi sappiamo che quando si avvicinano due magneti avviene una reazione: si sente una forte attrazione o una forte repulsione. Ebbene, è quello che accadeva tra le palme delle mie mani. Ero però consapevole che probabilmente nessun strumento sarebbe stato in grado di misura- re il magnetismo che si sprigionava e che le mie mani non avrebbero attratto il ferro.

Capii in base a quelle esperienze che il nostro corpo è anche una macchina bio-elettro-magnetica. Il leggero formicolio e il forte calore mi ricordavano l’energia elettrica; invece la sensazione che mi ricordava l’esperienza di avvicinare due calamite, era il magnetismo.

Avevo circa ventitré anni e dopo alcuni mesi le mie sperimentazioni notturne arrivarono a durare anche tre ore. Qualche lettore si chiederà: “Ma tre ore così non sono troppo lunghe?”. No!, perché il tempo si prolungava spontaneamente di notte in notte e le sensazioni che ho descritto erano accompagnate da altre che rendevano questa esperienza meravigliosa.

Durante le pratiche notturne mi resi conto che il corpo su cui erano parzialmente rivolte le palme delle mani (all'altezza del plesso solare) si stava magnetizzando, il respiro diveniva sempre più leggero, quasi impercettibile e l’immobilità durante le pause era sempre più profonda.

A un certo punto iniziai a sentire sotto il naso una leggera e meravigliosa brezza (essendo inverno tutto era ben chiuso), in quel momento mi sentivo beato, come immerso nella natura; subito dopo arrivò l’intensa sensazione olfatti- va di un profumo che ricordava il gelsomino.

Altre volte mi sembrava di respirare non con il naso, ma con la pelle del corpo. Gli occhi erano chiusi, a volte semichiusi; nella stanza buia si formavano continue immagini che allietavano la mia pratica. Sembravano diapositive della mia giornata, apparivano spesso immagini di amici incontrati durante il giorno e non ho mai capito il perché, ma vedevo spesso l’immagine di tanti bambini che non conoscevo. Le immagini più belle però erano i paesaggi... Quando arrivavano i paesaggi, la brezza e il profumo, mi sentivo in paradiso.

Durante queste pratiche mi accorsi che il mio corpo si magnetizzava: diveniva così rilassato da essere quasi paralizzato; ciò avveniva all'incirca no alla gola.

Questo accadeva durante le lunghe pause in cui tutto il mio corpo era immobile e magnetizzato, bastava però il movimento di un mignolo per interrompere provvisoriamente la sensazione di paralisi (a volte lo facevo per rendermi conto di non essere veramente paralizzato, poi continuavo). Quasi sempre sentivo le mani e i piedi estremamente caldi.

Tutto proseguì in modo molto intenso no a quando arrivai a una tappa del percorso che non seppi superare. Non trovando un Maestro né in Italia, né in India in grado di aiutarmi sospesi le pratiche pensando che non fosse il mo- mento di andare avanti.

Dopo due anni in cui percepivo l’aria della camera pie- na di vita, di colori, di immagini, non riuscivo a ricorda- re come fosse prima, non riuscivo a rendermi conto come prima non vedessi nulla nel buio della stanza, mi sembrava quasi impossibile vedere il buio senza immagini.

Come ho appena accennato c’è stato uno stadio della tecnica che non sono riuscito a superare. Finché la sensazione di rilassamento era così profonda da percepirla quasi come una provvisoria paralisi (che arrivava solo no alla gola), la situazione era meravigliosa. Quando invece la sensazione di paralisi prese anche il viso, il cervello, ogni angolo del mio corpo, con la sensazione di non sapere dov'ero e con la sensazione di una luce fortissima, mi spaventai e balzai sul letto spinto da una forte scarica di adrenalina.

Per un certo periodo ogni sera mi dicevo : “Questa volta resisto! Voglio vedere cosa accade... devo andare no in fondo...!”. Ma ogni volta la paura dell’ignoto, di non capire quello che stava succedendo mi faceva balzare sul letto. Il timore di un tuffo nell'intoccabile, nell'impercettibile, nel più enigmatico labirinto psichico era invincibile per me.

Cercai qualcuno in grado di farmelo capire, capace di spiegarmi come oltrepassare il muro del sensibile, ma non lo trovai.

Inoltre a quell'epoca presi un’altra decisione importante: diminuire il mio desiderio di esplorare, o almeno limitarlo ad ambiti di ricerca sicuri e non spingere mai le tecniche oltre quello che risulta comodamente gestibile. Oggi sono contento di avere fatto questa scelta importante. Avrò forse rinunciato o probabilmente rimandato (ora mi sento pronto), qualche esperienza emozionante, ma il progresso delle mie pratiche è stato comunque bellissimo, privo di rischi e se un giorno dovessi sperimentare ciò che ho sospeso, sono certo che lo farò senza rischi e senza paura. 

Tecnica del movimento biomagnetico e della sublimazione del senso del tatto

Inizio da questa pratica, il movimento biomagnetico che ho inventato molti anni fa durante le quotidiane pratiche di respiro. Forse però sarebbe meglio dire che l’ho ricevuto in dono, se è vero quando si dice: “Tutto è scritto, tutto è nell'aria”, preferisco pensare che questa tecnica mi volasse intorno e che io mi sia limitato a prenderla al volo.

Con questa pratica svilupperemo e utilizzeremo molta energia biomagnetica attraverso un percorso del sentire e dell’agire dove il senso del tatto ci offrirà il contatto percettivo del nostro corpo con l’energia. Questa è l’esperienza che ci porterà alla sublimazione del senso del tatto superando i nostri confini della percezione comune.

 

Carichiamo di energia il nostro corpo, magnetizziamolo con le pratiche di respiro che abbiamo imparato.( Tecniche per lo sviluppo del potere mentale- Parte 1) Durante le pause tra una sessione di respiro e l’altra, quando pensiamo di essere abbastanza carichi di energia alziamoci in piedi e immaginiamo che le nostre mani diventino leggere e comincino ad alzarsi. La tecnica inizierà a funzionare veramente da quando il fenomeno avverrà senza il diretto controllo della nostra volontà sulla gestualità; il movimento corretto lo potremmo definire semi-involontario. Più impareremo a sviluppare il magnetismo, più le mani si alzeranno come mosse da una forza magnetica invisibile, ma così forte e così evidente che ci stupirà.

Non dobbiamo avere fretta, godiamoci ogni passo come se stessimo facendo una passeggiata in montagna; abbracciamo la bellezza di tutto il percorso senza l’ansia di arrivare in vetta. Prima che le mani inizino a muoversi possiamo sentire su di noi e sulla nostra pelle l’energia del luogo dove siamo (mare, montagna, fiume o semplicemente in casa), sentiamo la musica prodotta dall'energia della casa e danziamo con lei.

Le nostre mani si muovono al suono dell’energia. Ricordiamoci che stiamo utilizzando l’arte della percezione attraverso il tatto e l’arte dell’armonia attraverso il sorriso. Il potere del sorriso, a cui forniamo una piccola parte dell’energia che sviluppiamo, ci arricchisce armonizzando il nostro essere con l’energia cosmica. Attraverso il contatto sorridente e consapevole del nostro “sé” con l’ambiente che ci circonda, impariamo ad attingere la nostra forza dall'eterna sorgente energetica che alimenta ogni cosa. Questo contatto ci permetterà di creare una connessione, un lo diretto con l’energia sorgente alla quale potremmo attingere anche in “modo diretto”. Assorbiremo tanta energia quanta ne riusciremo a incanalare secondo il nostro grado di evoluzione.

Il pianto (diversamente dal sorriso) per quanto dotato di una “naturale” utilità è disarmonico, anche se liberatorio. Il pianto è caotico e disarmonico per sua natura e nel cammino energetico esso non è la via maestra verso l’evoluzione, ma piuttosto un’emergenza, un salasso terapeutico di natura non ematica ma idrosalina. Nel pianto percepiamo un senso di svuotamento, esso funge da valvola di sfogo, ma nel farlo consumiamo molta energia.

Con il sorriso diveniamo carichi di energia positiva, con il pianto ci svuotiamo. Certo, dopo il pianto spesso c’è la quiete, ricordando uno dei poeti più rappresentativi del nostro paese potremmo chiamarla “la quiete dopo la tempesta”. Potendo scegliere però, io preferisco “il sorriso sole” piuttosto che naufragare in un “pianto tempesta”.

Certo, è illusorio pensare di non incappare mai in qual- che tempesta; penso però che per percorrere un certo cammino possiamo scegliere se sostenere i nostri primi passi con il sorriso oppure con il pianto. Qualcuno dirà: è evidente che tutti sceglierebbero il sorriso! Invece no! Sembra incredibile, ma la maggioranza (forse non molto consapevolmente) subisce o sceglie incautamente la strada del pianto.

Se vi chiedete perché, ricordatevi che siamo parte di una società e di una religione che indicano spesso in quella del dolore la via maestra del percorso spirituale. Il pianto ci svuota, ci rende deboli, ma proprio per questo anche più disponibili alla terapia, quindi i terapisti preferiscono proporre la via del pianto. Il sorriso ci rende più liberi e anarchici.

Inoltre il dolore e il pianto soddisfano anche le esigenze di chi, dopo l’infanzia, sente ancora il bisogno di essere consolato, consapevole che le lacrime attirano un’attenzione benevola su di noi. Ma ora vi propongo una riflessione: è sicuramente insito nell'umana natura avvicinarsi amorevolmente a chi soffre, ma il tempo di sopportazione di una persona normale al dolore altrui è abbastanza breve. Solitamente al sentimento amorevole di chi consola segue un salvifico desiderio di fuga. Rimanendo in tale situazione per lungo tempo rischiamo che, invece di portare consolazione e gioia al malcapitato, siamo anche noi contagiati dal malessere e cominciamo a nutrire un certo senso di fastidio per chi ci ha procurato un immeritato disagio psicofisico.

Diversamente da “noi comuni mortali”, i santi o le persone speciali riescono sempre a dispensare gioia e comprensione anche in frangenti di grande sofferenza, senza (quasi) mai diventarne vittime.

Anche noi, nella nostra infinitamente piccola santità, quando dobbiamo affrontare dei momenti di sofferenza (come ad esempio assistere un nostro caro in ospedale) possiamo riuscirci. Però: per essere certi di riuscire dobbiamo essere ben caricati energeticamente e non spendere più energia di quella che abbiamo, inoltre ci dobbiamo costruire mentalmente una corazza virtuale positiva.

Facendo yoga è normale sentirsi (al termine della seduta) caldi e carichi energeticamente. Si è invasi da quello che io chiamo “l’effetto fornaio”! Quello stato corporeo che in pieno inverno, senza temere il freddo, fa uscire il fornaio in canottiera (ovviamente per pochi minuti) dall'ambiente molto caldo in cui lavora, grazie al fatto che il corpo mantiene parte dell’energia calorica accumulata.

Tempo fa, verso il tramonto di una fredda giornata invernale, al termine della mia seduta yoga, uscii per una veloce commissione. Una volta all'esterno mi accorsi che nella fretta mi ero allontanato con addosso solo i pantaloni della tuta e una maglietta di cotone; non sentendo però freddo ed essendo la mia uscita di breve durata, decisi di non tornare in casa a cambiarmi.

Destino volle che incontrassi un conoscente che mi fermò per una chiacchierata e si stupì non poco del mio abbigliamento chiedendomi se non ero infreddolito. Accorgendomi dello stupore del mio interlocutore, gli spiegai che avevo terminato una seduta di yoga e risposi: “Non ho freddo, sto bene!”. Non so se la persona lo fece di proposito di dilungarsi nella chiacchierata, ma a un certo punto la mia riserva di calore diminuì e cominciai ad avere freddo. Mi disturbava doverlo dire alla persona con cui mi stavo intrattenendo e soffrii in silenzio tornandomene poi a casa tutto infreddolito. Per fortuna la situazione non arrivò a un livello tale da  farmi prendere un malanno, ma fu un’utile esperienza. Questo per dirvi che se “superate le vostre forze” in una situazione di disagio energetico e psichico (come l’ambiente ospedaliero) invece di essere voi portatori di benessere, rischia-

te di essere contagiati da un malessere generale del corpo. Attenzione, accorgersi che le nostre energie stanno finendo in una situazione di disagio psicoenergetico è più difficile di quella del corpo che sente freddo!

Ora, dopo questo fondamentale chiarimento torniamo alla nostra pratica.

Quando siamo certi che il movimento sia quello giusto possiamo lasciare che il corpo (tenuto prima provvisoria- mente imbrigliato) segua le mani.

In seguito potremmo anche mettere una musica, ma non subito; avendone l’abitudine corriamo il rischio (senza rendercene conto) di metterci a ballare con volontarietà e allora la tecnica sarebbe finita. Non è semplice capire quando il movimento è volontario o involontario, ma questa consapevolezza è fondamentale non solo per questa pratica, ma anche per l’uso della radiestesia.

Non preoccupiamoci troppo, non dobbiamo avere fretta, dopo un certo tempo avremo un improvviso progresso, poi gradino per gradino continueremo la nostra emozionante passeggiata verso la prima vetta. 

Esercizi energetici per allenare la nostra capacità di muovere spontaneamente le mani

In qualsiasi momento di relax, anche ascoltando la musica o guardando la TV, tenendo il pugno sinistro dolcemente chiuso, con la palma destra abbracciamo il pugno e percepiamo eventuali sensazioni di calore e di leggerissimo formicolio (da non confondere con quello di quando gli arti si addormentano).

In seguito cominciamo, ponendo le palme delle mani l’una di fronte all'altra, a percepire l’energia magnetica tra le due mani, le muoviamo, le avviciniamo e le allontaniamo più volte. Quando ormai abbiamo imparato a percepire il magnetismo, poniamo la palma della mano destra sopra una gamba e la avviciniamo n quando sentiamo tra la nostra mano e la gamba (nell'aria che le separa) una densità magnetica.

La sentiamo? Bene, allora lasciamo che la mano spontaneamente inizi a muoversi su questo cuscino magnetico, osserveremo che in alcuni punti si fermerà. Noi, da attenti osservatori, lasciamo che ciò accada senza intervenire, a un certo punto la mano inizierà a muoversi nuovamente, per poi eventualmente rifermarsi. Ora possiamo far risalire la mano anche lungo il corpo.

In questa fase di pratica e allenamento possiamo comprendere bene cosa significa muovere in modo semi-involontario le mani, cosa sia il movimento energetico spontaneo, che cos'è il biomagnetismo.

Quando le nostre capacità biomagnetiche saranno più evolute, potremmo giovarci (con l’ausilio delle nostre mani) di una piacevole autoterapia energetica.

All'occasione anche i nostri cari potranno beneficiare delle nostre nuove capacità bioenergetiche e comunque il nostro tocco, la nostra presenza più energetica, più magnetica sarà decisamente piacevole per chi ci circonda, persone, animali, piante, ecc.

Dopo aver eseguito Kapalbhati e Bhastrika, e qualche posizione yoga di allungamento, cobra, pinza, in piedi, a oc- chi semichiusi o chiusi con le braccia al fianco del corpo, togliamo le briglia alle nostre mani e osserviamo con quanta facilità ed energia esse si sollevano (ricordiamoci che, all'inizio, per apprendere correttamente lo yoga sarebbe consigliabile la veri ca di un istruttore, tanto più che seguire un corso di yoga può facilitarci nel condividere con altri le nostre esperienze).

È anche un buon test per monitorare il nostro sviluppo energetico attraverso la respirazione. Siamo anche pronti per la musica? Bene! Troviamo la musica che ci sembra più adatta e iniziamo: aspettiamo che le mani si sollevino e si muovano nell'aria, noi le osserviamo e le assecondiamo, il corpo inizia a seguire il movimento delle mani e il resto viene da solo.

Quando saremo diventati bravi in questa tecnica, la potremmo applicare alle posizioni dello yoga. Non è facile, ma se ci riuscirete vedrete che potenza ha il vostro corpo! La tecnica del biomagnetismo collegato alle posizioni yoga all'inizio deve essere applicato con grande lentezza e con grande consapevolezza.

Abbiamo detto che, con le pratiche respiratorie che vi ho descritto e con quel che ne avete appreso, potenzieremo dal punto di vista biomagnetico tutto il nostro corpo. Bene! Questa energia, per scorrere nel nostro organismo, dovrà seguire delle vie, dei canali energetici. Anche se non sappiamo bene come tutto ciò avvenga, l’importante è percepire dove sono i nostri blocchi. L’energia scorre automaticamente ma se trova ostacoli può creare ingorghi che si riverberano nel nostro organismo come malesseri e patologie. Per questo sono molto importanti anche le tecniche di sblocco e allungamento, le varie asana dello yoga di cui vi parlerò nelle pagine che seguono.

Se prima il debole flusso energetico produceva pochi effetti positivi dentro di noi, anche gli eventuali blocchi producevano danni, ma in modo limitato. Intraprendendo il cammino descritto, il nostro biomagnetismo diviene più potente e se è vero che può darci molta forza in più, è anche vero che affinché l’energia scorra liberamente bisogna eliminare i blocchi.

Ecco che vengono in nostro aiuto le asana, le posizioni dello yoga che, con stiramenti consapevoli (altrimenti sarebbe solo ginnastica) ci aiutano a risolvere i blocchi e ci permettono di portare ovunque la bioenergia che stiamo generando, trasportandola soprattutto dove ne serve di più. Ognuno di noi ha dei punti deboli o per ereditarietà, o per erronei comportamenti alimentari, fisici, psicologici, oppure ancora per cause ambientali. Per questo è importante unire pratiche di asana e tecniche di respiro.

Ne bastano poche, quelle che diventeranno le nostre tecniche, le nostre amiche, anche se ripeto: ogni tanto è possibile fare nuove amicizie!

Le semplici tecniche che vi dirò lavoreranno direttamente su occhi, collo, spalle, addome, spina dorsale, braccia, gambe, mani e piedi compresi, sono utili per sciogliere le tensioni e prepararci per le tecniche energetiche. Alcune saranno molto brevi, mentre su altre ci soffermeremo di più.

Per eseguire bene le pratiche di respiro è bene sciogliere bene il corpo con le asana, ma per attuare altrettanto bene le posizioni yoga è importante avere quell'energia che il respiro ci mette a disposizione. E allora? Allora iniziamo con la purificazione di Kapalbhati, poi a occhi chiusi osserviamo se il respiro si sospende spontaneamente (accadrà) per alcuni istanti al termine dell’ispirazione e dell’espirazione.

Queste fasi di sospensione sono momenti energetici molto importanti; in questo momento di pausa, di consapevolezza del nostro corpo possiamo concentrare più energia in un punto oppure inviarla in tutto il corpo. Specialmente durante la sospensione dell’espirazione (non ritenzione forzata) possiamo fornire al nostro cervello l’input di inviare energia in tutto il corpo. La sospensione avviene spontaneamente dopo un’iper ossigenazione del corpo, mentre la ritenzione è un atto volontario.

Ci sono vari metodi (pranayama, magnetizzazione...) per inviare energia a tutto il nostro organismo ma è soprattutto l’azione consapevole (corrispondente al nostro livello di capacità o grado di evoluzione) a dirigere e portare in tutto il corpo o in parte di esso, la bioenergia. Se noi, per esempio, immaginiamo di inviare il quid energetico che abbiamo generato a una gamba, il risultato sarà pari alla nostra capacità di concentrazione, di visualizzazione e di consapevolezza.