TECNICHE ENERGETICHE PER SVILUPPARE LA SENSITIVITA'

Tecniche per lo sviluppo del Potere Mentale - Parte 3 - sviluppare la sensitività
di Maurizio Armanetti

Come già accennato, il motivo dei miei successi risiede (oltre che nel serio studio della materia) nelle pratiche dello yoga e nella pratica di alcune tecniche da me scoperte per migliorare le capacità bioenergetiche dell’uomo. 

Tecnica uno

Dopo una breve seduta yoga di scioglimento e respiro, facendo gli esercizi descritti in precedenza, ci mettiamo su un cuscino in posizione seduta, portiamo l’attenzione al centro tra le sopracciglia, appoggiamo le mani alle ginocchia, percepiamo il respiro, il nostro corpo e l’aria magnetica che lo circonda e, pensando alle nostre mani, immaginiamo che esse divengano leggere come se dei li invisibili le sollevassero e iniziassero un movimento spontaneo.

Osserviamo con piacevole stupore le nostre mani che si muovono spontaneamente seguendo la danza dell’energia. Dopo un certo periodo lasciamo che anche la testa, il collo, le spalle, seguano le mani e... sorridiamo!

Se troviamo difficoltà possiamo ripetere Kapalabati e Bastrika e riprovare. La musica può essere d’aiuto.

Una volta capaci di padroneggiare la tecnica, possiamo (al termine della seduta) passare le mani su di un partner sdraiato e noteremo con stupore che esse, muovendosi spontaneamente, si fermeranno dove c’è un problema bioenergetico. Al termine scuotere le mani. 

Tecnica due

Sempre seduti e dopo una sessione di respiro, poniamo le palme delle mani una verso l’altra, muoviamole molto lentamente, cercando di avvertire un flusso energetico fra le mani.

Dopo un certo periodo (possono essere giorni, settima- ne o mesi in quanto la velocità di apprendimento è soggettiva) sentiremo, oltre alle sensazioni di calore e formicolio, una “palla” di energia fra le nostre mani.

A quel punto esse si muoveranno come se stessimo avvicinando i poli uguali di due magneti: si respingeranno con forza.

Quando le mani si magnetizzano la sensazione è simile a quella di avvicinare i poli eguali di due magneti dotati di una certa forza. Potremmo provare prima con i magneti per capire quello che succede al nostro corpo quando si magnetizza. Una prova che ci può essere utile per comprendere cosa succederà in seguito, quale sensazione proveremo, perché le due esperienze (arrivati a un livello ottimale di sviluppo energetico) sono identiche.

 

Terminata la tecnica ci possiamo sdraiare e magnetizzare il plesso solare ponendo i gomiti a terra e le palme una rivolta verso l’altra. Con movimenti lentissimi in avanti e indietro arriveremo piano piano a rivolgere l’interno delle mani verso il plesso solare. Quando sentiremo un magnetismo sul plesso e il respiro diverrà leggerissimo, la tecnica sarà completata.

 

Essendo una pratica molto potente, è fondamentale eseguirla con giudizio e gradualità. Il nostro corpo è sia elettrico che magnetico, le sensazioni elettriche sono di formicolio e di calore, quelle magnetiche di fresco e di una massa dinamica.

 

Ho scoperto queste tecniche circa 30 anni fa ed esse, insieme allo yoga, mi hanno aiutato enormemente; non è la loro quantità, la loro diversità a dare i risultati migliori, ma la qualità. Poche e buone, ci vuole pazienza, entusiasmo e tanto tempo.

 

Quando riusciremo a eseguire bene queste tecniche saremo a buon punto per iniziare a utilizzare le nostre capacità bioenergetiche.

 

Ricordiamoci che quando pratichiamo le tecniche energetiche, lo facciamo attraverso l’arte dello yoga o l’arte nell'uso delle bioenergie. L’arte è perfezione: quando invecchieremo (diversamente da ciò che avviene nella nostra società) non andremo in pensione, non saremo ex sportivi o ex lavoratori, ma diventeremo sempre migliori, sempre più bravi, saremo maestri e questo, personalmente, lo trovo fantastico...

Il pensiero unico

Se si vuole avere successo in geobiologia e radiestesia, bisogna apprendere alla perfezione le tecniche del pensiero unico e dell’attenzione aspettante. concilia con la ricerca sensitiva.

Con l’ausilio delle tecniche yoga e delle pratiche energetiche dobbiamo diventare sensibili e concentrati (come un bravo direttore di orchestra durante un concerto). Quando decidiamo di eseguire una ricerca (idrica, erboristica, ecc.), il nostro corpo deve entrare immediatamente in uno stato speciale di concentrazione.

Come avviene ciò? Se il nostro cervello è un biocomputer (ricordate il primo capitolo del libro?) basterà schiacciare il tasto giusto per attivare la zona che risponde alla “concentrazione assoluta”.

In pratica, quando ci si allena in psicoestesia, facendo delle ricerche sperimentali, si esegue un training sul nostro cervello e lo si porta a uno stato di estrema concentrazione in tempi sempre più veloci (come fa il maestro di arti marziali che quando arriva in palestra entra immediatamente in uno stato psicofisico particolare), quindi, tanto, tanto allenamento.

Una volta capaci di trovare questa forte concentrazione, gli altri pensieri momentanei che sfiorano la nostra mente non saranno in grado di disturbarci.

Come se recitasse un mantra (particolari parole ripetute molte volte) la nostra mente ripete il pensiero unico come una musica, come un ritornello che a volte (nonostante il desiderio di scacciarlo) assilla la nostra mente. Quando siamo concentrati, se ricorriamo con astuzia alle nostre risorse di sopravvivenza, se pensiamo che da quella ricerca può dipendere la nostra vita, la concentrazione diviene ancora più profonda e il risultato di conseguenza ancora più sicuro.

Quindi pensiero unico, forza ed energia che vengono indirizzate per rendere ancora più potenti le nostre capacità meditative che si realizzeranno in modo assoluto durante la nostra ricerca. 

L'attenzione aspettante

L’attenzione aspettante in psicoestesia è identica a quella del maestro di arti marziali che attende un attacco: ogni particella del suo corpo attende un evento che nel caso dell’arte marziale è l’attacco di un avversario mentre in psicoestesia si attende il segnale del nostro cervello che ci comunica attraverso un movimento prestabilito (convenzione mentale) l’avvenuta scoperta di quello che stavamo cercando (ad es. l’acqua sotterranea).

Questo particolare stato della mente è di fondamentale importanza per la riuscita di ogni ricerca. Si tratta in pratica di sincronizzare nel contempo un’azione di concentrazione passiva con una di concentrazione attiva. Il corpo è rilassato, ma non abbandonato. I muscoli sono “tonici” e pronti a scattare, ma in ugual misura sono rilassati. In questo modo la bioenergia scorre nel nostro corpo ovunque, senza ostacoli e in questa situazione “speciale” la nostra attenzione aspettante svolge un ruolo sia da regista che da spettatrice. In pratica dobbiamo insegnare al nostro corpo a ubbidire a dei comandi del cervello che ci appaiono come gesti involontari. Probabilmente sarebbe più corretto definire questi gesti semi involontari, la sensazione è che essi siano mossi da una forza sconosciuta. Sicuramente sarà più facile capirlo una volta provata l’esperienza.

Nello sviluppo delle capacità bioenergetiche del nostro corpo è fondamentale ottenere (attraverso le tecniche descritte) uno sviluppo ottimale della nostra energia bioelettromagnetica.
Questa energia deve scorrere a partire dal cervello no alla punta delle dita dei piedi. Se così sarà, i risultati diventeranno straordinari ma non dimenticate che per fare buone ricerche ci vuole una notevole potenza, quindi è altrettanto fondamentale produrre un campo di energia dotato di forte intensità.

Per farlo, oltre alla concentrazione, servono le tecniche bioenergetiche di potenziamento, in particolare le pratiche della respirazione yoga.

Per utilizzare a nostro beneficio l’arte della radiestesia, bisogna fornire al nostro cervello, oltre che l’opportuna banca dati, una chiara convenzione mentale. La convenzione mentale, come già detto è la nostra programmazione prima della ricerca e permette la comunicazione semi inconscia tra noi e il nostro cervello, sarà la convenzione a dare significato ai vari movimenti dello strumento di rilevamento utilizzato per la ricerca (ad esempio il pendolo).
Dopo questa codifica, il cambiamento del movimento del pendolo ci rende noto che la radiazione ricercata è stata trovata.
Anche il cervello come ogni strumento scientifico deve essere opportunamente tarato per la ricerca in oggetto.